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Varicocele Femminile

DEFINIZIONE

Per Varicocele Pelvico Femminile si intende una dilatazione patologica delle pareti delle vene adiacenti all’utero ed alle ovaie.
Questa varicosità si formano a causa di una congenita debolezza delle pareti venose associata ad un’incontinenza delle valvole che non consentono al sangue di superare il gradiente pressorio. Questo comporta lo sfiancamento e dilatazione delle vene attorno all’utero. Questa dilatazione è definita varicocele pelvico detta anche sindrome da congestione pelvica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

EPIDEMIOLOGIA ED EZIOLOGIA

Rappresenta un’affezione relativamente frequente con un’incidenza del 10-15% nella popolazione femminile.
Stime recenti sostengono che questa patologia colpisce circa 250 mila donne in tutta Italia, con 10 mila nuovi casi all’anno.
L’insufficienza venosa colpisce, nella maggioranza dei casi, la vena ovarica sinistra, per motivi anatomici, ma non mancano casi di bilateralità per la presenza di ampie anastomosi venose ovo-ovariche.

 

SINTOMATOLOGIA

I sintomi sono dovuti sia alla dilatazione delle vene che alla congestione sanguigna nel distretto venoso ovarico.

I più frequenti sono:

  • Dolore durante i rapporti sessuali (Dispareunia)

  • Dolore durante il ciclo mestruale (Dismenorrea)

  • Presenza di varici agli arti inferiori, in sede vulvare e anale. Si tratta in quest’ultimo caso di varicosità definite atipiche perché tendono a distribuirsi alle cosce in territori diversi da quelli della ben più frequente insufficienza ostiale della Safena, prendendo origine da plessi venosi emorroidari, del perineo (zona anatomica comprendente ano e genitali esterni, delle grandi labbra o della regione inguinocrurale.)

 

Studi recenti associano il varicocele pelvico all’infertilità.

DIAGNOSI

La diagnosi, oltre alla sintomatologia viene fatta mediante la valutazione clinica specialistica ma soprattutto mediante studio ecografico.
L’esame più importante per la diagnosi è la valutazione Eco-color Doppler trans vaginale.

 

TRATTAMENTO DEL VARICOCELE

  • TRATTAMENTO TRADIZIONALE

Questa procedura generalmente viene eseguita in anestesia totale, praticando un’incisione chirurgica nella porzione inferiore dell’addome ed esponendo a “cielo aperto” le vene varicose responsabili del varicocele.
Le vene malate vengono a questo punto legate in modo da reindirizzare il flusso verso quella normale.
Il tempo di recupero medio è di circa 6 settimane prima di poter tornare alla piena attività.
Le recidive sono nettamente superiori rispetto al trattamento endovascolare di scleroembolizzazione.

  • TERAPIA ENDOVASCOLARE

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La scleroembolizzazione del varicocele femminile è una tecnica mininvasiva, che al livello internazionale ha ormai quasi completamente sostituito l’intervento classico di legatura chirurgica. La scleroembolizzazione si esegue accedendo al torrente vascolare venoso mediante la puntura della vena femorale comune, localizzata al livello della piega inguinale previa anestesia locale. Con un piccolissimo catetere si raggiunge in maniera selettiva la vena ovarica di sinistra o di destra a seconda del lato del varicocele. A questo punto, utilizzando lo stesso microcatetere, vengono posizionate alcune spirali metalliche biocompatibili ed RM compatibili ed un farmaco sclerosante all’interno della vena fino a determinarne la completa occlusione.
Terminata la chiusura della vena ovarica il microcatetere viene sfilato e viene eseguita una leggera compressione sulla sede di accesso vascolare per alcuni minuti.
La procedura ha una durata complessiva di circa trenta minuti.
L’intervento si esegue in Day-Surgery ovverosia senza pernottamento in clinica ed il paziente dopo circa 2 ore dal trattamento può alzarsi e andare a casa.
Le uniche raccomandazioni del post-operatorio sono di non eseguire sforzi fisici intensi per la settimana successiva alla procedura.
In tutto il mondo gli studi scientifici affermano che la terapia mininvasiva con scleroembolizzazione è quella che offre i migliori risultati (90% risolutiva) e le minori complicanze mentre la terapia Chirurgica è da riservarsi solo in questi casi, rari, ove fallisca la terapia di scleroembolizzazione.

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